MINIERE
L'estrazione e la lavorazione dei minerali risalgono a tempi antichi in Sardegna: probabilmente si iniziò intorno al 6 ° millennio aC, nel neolitico e durante la civiltà nuragica. Romani, Fenici e Cartaginesi sfruttarono ampiamente le straordinarie ricchezze del sottosuolo (argento, solfuro di ferro, piombo e rame, e, in tempi più recenti, zinco), soprattutto nell'Iglesiente. La zona presentava il più importante polo dell'industria estrattiva italiana, e ospitava alcune delle miniere più importanti ed estese dei secoli passati in Italia: ancora oggi questi siti rappresentano archeologia industriale, storia, architettura, progresso scientifico e anche rivoluzione sociale. Nei tempi moderni, grazie all'interesse verso l'industria estrattiva nel Sulcis Iglesiente, la costruzione di strade, ferrovie e dighe è stata implementata per lo sviluppo di questa parte della Sardegna. Nel corso degli ultimi 150 anni in Sardegna si è creato un enorme patrimonio storico, umano e culturale, strettamente legato alle miniere, che fanno ora parte del Parco Geominerario della Sardegna, fondato nel 1989, il primo al mondo ad essere dichiarato patrimonio dell'Unesco. Al giorno d'oggi le miniere sono in disuso (a partire dal 1970, la produzione è diminuita), ma la maggior parte di loro sono disponibili per la visita di turisti e studiosi.
La Galleria Henry, vicino a Buggerru, costa sud-occidentale della Sardegna, è magnifica e unica nel suo genere. Attraverso le sue piccole gallerie e passaggi scavati nella roccia, è possibile ammirare viste indimenticabili lungo la costa e a picco sul blu del mare. Nel 1892 è stato attivato l'uso di una rete ferroviaria, innovativa per l'epoca, con una locomotiva che percorreva le gallerie: il trenino è ancora disponibile per i turisti, per un meraviglioso viaggio alla scoperta delle viscere della terra, della bellezza della scogliera e del mare laggiù in fondo. Il tunnel merita una visita, il posto è davvero affascinante, soprattutto per i bambini e le famiglie, ma è meglio chiamare per informazioni e prenotazioni +390781491300
Porto Flavia, situato vicino a Nebida, è un capolavoro di ingegneria costruito nel 1924 da Cesare Vecelli, nella zona di Masua, una regione mineraria ricca di carbone, zolfo, zinco, piombo, argento e bario. Prende il nome da Flavia Vecelli, la figlia dell'ingegner Vecelli. Per risolvere il problema di caricare le navi, migliorando i tempi di caricamento e i costi, inventò un sistema di carico diretto dei minerali sulle navi a vapore provenienti da Carloforte, direttamente dalla scogliera. Il tunnel dentro la roccia si conclude a picco sul mare: la struttura, vista dall'acqua, è davvero suggestiva. Le sue caratteristiche la rendono unica al mondo, e in quel momento era un esempio di eccezionale abilità ingegneristica. A rendere il tutto più spettacolare, Porto Flavia è situato proprio di fronte allo scoglio di Pan di Zucchero, con una vista mozzafiato.
Grotta di Santa Barbara e miniera di San Giovanni, nei pressi di Gonnesa: la miniera è una delle più antiche e più importanti della Sardegna, nota fin dai tempi della Repubblica di Pisa. I minatori vi accompagneranno volentieri, con l'ascensore che scende quasi a 500 metri di profondità nella montagna, attraverso gallerie calde e umide fino a 200 mt. sotto il livello del mare, fino alla frescura della grotta di Santa Barbara, un luogo davvero incantevole e interessante. La grotta geodica non ha ingressi e aperture naturali: è stata scoperta durante gli scavi per la miniera nel 1952. Ora è aperta al pubblico, ed è un "unicum": troverete grandi ammassi di solfato di bario e cristalli di carbonato di calcio che formano stalagmiti e stalattiti, e nella grotta è ancora presente l'acqua. Qui potete scattare delle immagini strepitose.
Grande miniera di Serbariu, Museo del carbone, Centro Italiano di Cultura del carbone: si trovano nella città di Carbonia. E' possibile visitare le principali strutture della miniera di carbone, la più grande in Italia, una volta fonte importante di energia per il paese: il tunnel sotterraneo, la sala argani e i locali della lampisteria. Occupava 33 ettari sulla superficie, 100 km di sotterranei, e 16.000 minatori. Aperta nel 1937, ha lavorato fino al 1964. Il Museo permette ai visitatori di comprendere la tipica dura giornata lavorativa dei minatori e di seguire tutto il processo di trasformazione del carbone in energia. Mostra gli strumenti utilizzati dai minatori e si concentra sulla storia sociale delle miniere. All'interno del padiglione si trova anche il Museo di Paleontologia e Scienze Naturali.
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